Prendi questa mano zingara
Del perché la tua manicure dice da che lato della recessione sei
Ne L’Età Fragile di Donatella Di Pietrantonio la mamma della protagonista fa una minuscola azione che da sola serve a spiegare l’intero background della famiglia: si gratta via lo smalto dalle unghie nel viaggio di ritorno verso casa. Era stata a trovare la figlia, si era fatta la manicure, ma non si sarebbe sentita a suo agio con la mano da signora nel suo ambiente, e non ha le forze per uscire da quel mondo.
Perché le signore hanno le mani smaltate e in ordine, e lei non è una signora. Il Codice delle Signore, quel corpus di leggi non scritte che regola la vita sociale delle donne di ogni fascia sociale, è molto chiaro a riguardo.
Sembra strano pensare che invece ora la tendenza sia quella di liberare le mani delle signore dalla schiavitù del colore. Non è solo recession core, ossia quella virata verso il minimalismo e la modestia nel vestire che caratterizza i periodi di crisi*. Lo stato delle mani è da sempre un minuscolo e innegabile indicatore di “dove ti trovi nella catena alimentare”.
Sulle mani stanno la fede che indicai tuo stato di famiglia e l’anello con pietre direttamente proporzionali alla tipologia di casa in cui andrai ad abitare. Dalle mani si vede la tua età (puoi tirarti la faccia quanto vuoi, ma mani collo e ginocchia sono come i cerchi degli alberi), se stai prendendo tutti gli integratori che dovresti, se sei stressata, se hai problemi di aggressività repressa, se passi il tuo tempo a scrivere nei coffee shop o se ripari i motori.
Breve Storia della Manicure
Considerando che i primi smalti lucidi erano figli diretti delle vernici per automobili si capisce come siamo disposte a ignorare qualunque avvertenza sanitaria pur di apparire come intendiamo apparire e rispettare il Codice delle Signore.
Non è che di botto ci sia presa questa fissazione: sono state ritrovate mummie del 5000 a.c. che riportavano segni di applicazione di unghie finte (fatte per esempio con conchiglie) e tinte di rosso, colore vietato ai poveri; la manicure era anche parte dell’assetto dei guerrieri babilonesi, alla facciazza di chi si indigna perché certe cose sono da frosci. Ci si truccava per andare in guerra esattamente come oggi ci trucchiamo per andare in riunione e come le signore degli anni sessanta andavano a farsi piega e mani ogni sabato.
Esatto, quando andavi a farti i capelli c’era la ragazza che ti faceva le mani mentre il primario operava sui tuoi capelli. La ragazza era un job title che è rimasto tutt’ora in ogni posto di lavoro che assuma delle ventenni. Adesso sei la ragazza anche se lavori in uno studio di avvocati. Se invece lavori nel turismo, nelle informazioni, fai la segretaria o la hostess o la commessa o l’assistente di qualunque tipo o lavori in ospedale il job title è La Signorina.
Ma rimaniamo nel campo dell’estetica, siamo in un salone di parrucchieri degli anni sessanta, il parrucchiere-primario si chiama - poniamo- Filippo, la ragazza si chiama - che ne so- Donatella o Rita, è piombata in città da qualche oscuro paesello delle montagne ed è probabilmente minorenne. Le signore sono in chiacchiere sotto al casco. Questo è il loro rituale settimanale, è parte del loro mansionario di Signora.
Le famose chiacchiere da parrucchiere erano possibili perché i saloni erano piccoli, i tempi di posa lunghi e dunque potevi passare molto tempo a farti i fatti tuoi e a chiacchierare e discutere. Interessante come questa attività sia chiamata “gossip” se lo fanno le donne dal parrucchiere e si chiami invece “networking” se lo fanno degli uomini in piedi con un bicchiere di prosecco tiepido in mano.
A proposito di questo, suggerisco caldamente di andare a “farci i capelli insieme” con un’amica, perché a questo punto della Storia costa quanto una cena in un locale figo di Milano ma non ti sbattono fuori dopo tre quarti d’ora.
Se questa idea vi sembra strana è perché siamo fatte convincere che tutto ciò che riguarda la bellezza debba essere nascosto e sbrigato in fretta, privandoci di quei sacrosanti momenti di vita comune in cui ci parliamo dei cavoli nostri facendoci un bello scrub e una maschera ai capelli e che invece dovremmo riportare in auge anche in momenti meno convulsi degli addii al nubilato.
Chi non ha scordato quanto sia importante questo momento invece sono state però le donne nere americane: pioniere dell’acrilico, hanno fatto della manicure un rituale che cementa la comunità femminile e un punto di forza della loro espressività. Le prime nail art che ho visto in vita mia sono state quelle di Florence Griffith-Joyner (mia madre mi spiegò che aveva vinto cinque medaglie olimpiche con unghie incredibili “e poi poverina è morta”. Punto per mia madre per la capacità di sintesi) e quelle di Serena Williams. E le mie, che ho iniziato a sperimentare verso i tredici anni. Ma anziché deliziarvi con i racconti della mia passione per i glitter e lo smalto lilla nel ‘99, proseguirò nel racconto sociologico perché siamo arrivati dove volevo arrivare: le differenze di classe.
Secondo voi, i bianchi americani che vedevano queste unghie, hanno esclamato “ma che bella dimostrazione di abilità artistica ed espressione personale” oppure hanno detto “oddio le unghie dei poveri Mary Sue giurami che non ti farai mai le unghie così e ti atterrai alle French Manicure a mezzaluna”? Bravi.
Ecco perché il fatto che atlete (ma anche musiciste) di fama mondiale abbiano portato sulla scena questo tipo di manicure ha avuto un enorme impatto. Impatto che poi è arrivato fin qui, venendo ovviamente mescolato alle tendenze già in atto.
Evoluzione del Codice delle Signore
A questo punto il Codice delle Signore si evolve. Esso deve infatti rispettare la superiore Costituzione della Civiltà Postagricola: i poveri vogliono ciò che hanno i ricchi e i ricchi continuano a spostare l’asticella.
Le unghie “fatte” delle signore sono diventate raggiungibili a mano a mano che la tecnologia evolveva e la possibilità di avere unghie decorate e ricostruite diventava sempre più alla portata di tutti; quindi anche le fasce più basse della popolazione potevano garantirsi il loro appuntamento per le mani (anche perché -sorpresa!- Le Ragazze non sono sceme e quindi hanno aperto i loro studi).
Esattamente come era successo per i capelli biondi ed esattamente come sarebbe poi successo con i filler, le celebrità lanciano la moda, i ricchi assorbono quello che vogliono, si crea un mercato più ampio, i poveri imitano, i ricchi mollano la tendenza ai poveri e passano oltre.
Le tendenze di bellezza hanno lo stesso arco di vita della musica: successo internazionale - onnipresenza - concerti nei palazzetti - ospitate importanti - tour sottotono - interviste a una sola pagina - feste dell’Unità - Capodanno in piazza - sottofondo nei supermercati.
Quello che negli anni novanta era “unghie fighissime da rapper americana” dopo un quarto di secolo diventa “unghie della cassiera del Pim”. Lo vedete anche sui social: quando il personaggio interpretato è una ragazza di estrazione sociale bassa o incerta, tutti noi creato ad un certo punto ci siamo messi le mollette o i post it sulle unghie.
E così, dopo una militanza nella Legione del Semipermanente (magari fatto da Le Cinesi, ulteriore job title nato nell’ultimo ventennio, perché ci deve sempre essere una distinzione di classe percepibile fra chi fa le unghie e chi ha le unghie fatte), Le Signore hanno pian piano smesso di colorare le unghie.
Dove siamo ora
Mi sono accorta di questo shift già una dozzina di anni fa, quando andavo a presentare i miei report dal cliente più grande che mi era stato affidato, una multinazionale della bellezza per donne che valgono.
Le stagiste e le manager di grado basso avevano il semipermanente, le supermanager avevano solo un top coat o una manicure naturale. Le più potenti in assoluto ad un certo punto avevano le mani nude (ohibò!).
E io?
Parentesi personale aneddotica
Io avevo lo smalto messo da me con il mio speciale Protocollo Manicure appreso da mia nonna che aveva sempre funzionato, ma ad un certo punto ho deciso che dovevo farmi fare le mani in modo professionale e l’unico risultato che ho ottenuto è stato la sbeccatura nel momento meno opportuno. Quando ho partecipato a Italia’s Got Talent essendo arrivata in finale ho fatto una serie di video promozionali che scoprivo di volta in volta, e una bella mattina ho girato la pubblicità di un’auto. Nessun problema, dico. Apprendo però con orrore che mi avrebbero inquadrato le mani sul volante, e io fino a tre minuti prima avevo istericamente levato il sopracitato smalto sbeccato con le salviette all’acetone mentre ero su una panchina fuori dagli studi, ottenendo solo una poltiglia rossastra a metà fra il rash cutaneo e un film di Tarantino. Dio mio, se mi avesse vista mia nonna, che dolore le avrei dato. Solo dopo questo evento ho dato una chance al semipermanente (fatto da sola, ho una passione per l’autogestione in termini di beauty. Bello ma un po’ lungo, devo dire).
Ripresa del filone principale
Dove si pone il semipermanente in questo accurato studio?
Il semipermanente era andato a sostituire le mani “fatte” delle signore tradendo però la sua origine proletaria: l’appuntamento passa da una volta alla settimana a una volta al mese (e chi ce l’ha il budget per un appuntamento settimanale?), ad adornare la mano un piccolo anello di fidanzamento e - se c’era stato il budget per il matrimonio- una fede; il compito dello smalto è durare il più a lungo possibile perché La Signorina deve comunque fare le faccende in casa sua, magari occuparsi pure dei bambini e portare al contempo avanti il suo lavoro a contatto col pubblico.
Quale lavoro? Dallo stare allo sportello della banca al mostrare i Pandora in negozio o andare in un meeting dove deve scrivere la minuta anche se ha lo stesso grado degli altri perché “le donne sono più ordinate”. Le Signorine non sono più solo quelle che fanno lavori manuali: una crisi finanziaria dopo l’altra, la crescita è stata solo fittizia. Gli stipendi e il ruolo sociale non si sono mossi. Fra una commessa di un negozio di lusso degli anni ottanta e un’account di una agenzia pubblicitaria di oggi la differenza di stile di vita non è così ampia. Negli anni ottanta l’account avrebbe girato in Jaguar, oggi spera di trovare un posto dalle cinesi per farsi le mani prima di partire per le vacanze.
Le Signore invece hanno cimeli di famiglia al posto del diamante e non hanno affatto bisogno di colore sulle unghie. Loro hanno una manicure regolare, nessuna cuticola fuori posto, una specifica lunghezza che indica come la crescita sia sotto controllo ma ma non troppo corte che poi sembra che fai lavori manuali - arrassu sìa**.
Ecco perché c’è una differenza gigantesca fra le unghie senza smalto di chi non si è mai interessato a queste faccende con le cuticole mangiucchiate e le unghie con manicure giapponese delle signore.
Perché il nuovo status symbol è poter non fare le cose. Avere tempo, dormire, vedere gli amici a casa.
I capelli bianchi delle ricche non sono i capelli bianchi delle povere, crespi e chiusi in una pinza, perché le ricche fanno la cheratina le lacrime di unicorno la placenta di fauno qualsiasi cosa faccia SEMBRARE che non se ne occupano ma li renda belli.
Quindi la soluzione è:
Fai come te pare perché l’unico investimento realmente utile è quello fatto nel costruirsi una personalità, perché la bellezza te la compri quando vuoi con il budget che hai.
*Qualcuno ha anche osservato che un altro indicatore è il fiorire degli emo, ma non ho dati a supporto di questa teoria.
**cosentino per “che sia lontano da me questo malaugurio”
Sempre illuminante la tua disamina sociologica. Noi novelle Andy che prendiamo lo smalto trasparente dallo stand delle offerte di Tigotà, perché ci prendiamo troppo sul serio per quello ceruleo, abbiamo solo da imparare. Grazie!
Anni fa, uscendo di casa ho incrociato la mia vicina di pianerottolo (ottuagenaria!) e dopo essermi complimentata per la sua messa in piega (rigorosamente cotonata bianca) mi ha risposto come fosse Dio mentre consegnava a Mosè le tavole con i comandamenti: "si ricordi, una signora ha sempre testa e mani in ordine!". Amo il tuo post, soprattutto la chiusa finale!